Ciao a tutti, sono Roberto Felter e questo é il mio contributo per opinions b-farm. Ho trattato già altre volte dell’economia del gratis e di come questa non significhi necessariamente che un prodotto o un servizio sia a costo zero, ma solo che i costi sono presi in carico da qualcuno che non siamo noi. Ovviamente il produttore non lo fa per beneficenza, ma lo ritiene un investimento per un guadagno futuro. I primissimi esempi di free economy li troviamo già all’inizio del 1900, quando una società produttrice di gelatina decise di regalare centinaia di libri di ricette su come fare la gelatina e questo portò ad un aumento delle vendite di tutti gli ingredienti indicati nel ricettario. Un altro esempio é quello di Gillet che decise di regalare migliaia di rasoi alle banche che a loro volta li regalarono ai loro clienti, il guadagno derivò poi dalla successiva vendita delle lamette usa e getta necessarie ad utilizzarli. Quando poi si é passati dal mondo degli atomi a quello dei bit il gratis è diventato praticamente un mantra, in quanto il costo di bit tende allo zero per principio. Ma se è vero che prima o poi tutti si sono trovati a competere o ad usufruire di qualcosa di gratis, é altrettanto vero che niente dura per sempre e che fare eccessivo affidamento sulle cose gratuite é un rischio che non sempre viene calcolato. A questo proposito porto l’esempio di Google che recentemente ha deciso di far pagare un servizio che sino ad ora era gratuito, ovvero Google Suite. Fino al 2012 vi era la possibilità di utilizzare tutta l’infrastruttura tecnologica che comprende G-mail, Calendar, Drive, Docs e molto altro, con l’ulteriore possibilità di una versione business (ovvero utilizzando un dominio personalizzato per le mail). Nel 2012 il piano gratuito era stato chiuso, ma chi lo aveva già attivato ha potuto continuare ad utilizzarlo gratuitamente sino ad oggi. In questi dieci anni il servizio ha cambiato tanti nomi fino a diventare Google Workspace nel 2020 e ora la società ha mandato una mail a tutti i vecchi utilizzatori informandoli che da Luglio il servizio diventerà a pagamento, e che dovranno eventualmente attivare uno dei piani a disposizione oppure il servizio verrà sospeso. Considerato però che il costo é di circa 5 euro al mese per ogni mail attiva sul dominio, questa scelta avrà un impatto notevole su chi sino ad ora non aveva costi per questo tipo di infrastruttura. Certo, l’hanno avuta gratis fino ad ora ma da domani saranno pronti a farne a meno? Da parte sua Google non ha dato spiegazioni sul perché di questa scelta e non è detto sia per forza una motivazione economica, probabilmente hanno semplicemente ritenuto che fosse il momento giusto per farla. Anche la neonata società Meta ha minacciato di togliere all’Europa l’uso gratuito delle sue piattaforme Facebook, Instagram e Whatsapp. Ma in questo caso la motivazione è stata molto più chiara, le limitazioni dovute alle leggi europee sulla privacy riducono la possibilità di spostare i dati in stati come l’America dove le legislazioni tutelano meno i cittadini. Questo ovviamente non piaceva a Meta che su questa maggiore libertà di utilizzo dei dati ha costruito il suo business di annunci pubblicitari. Ed ecco che il cerchio si chiude e si inizia a comprendere chi realmente paga l’economia del gratis: noi.
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Un saluto e alla prossima.
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