Nella mia riflessione avviata ormai un paio di podcast fa sui comportamenti degli editori, quindi di chi produce contenuti all’interno dei media, avevo fatto una serie di premesse.
Questi si comportano in maniera sempre più ambigua nel proprio ruolo di editori, nel senso che sono a metà tra un editore puro, cioè qualcuno che ha dei propri contenuti identificativi, e la casa di produzione. Moltissime sono le collaborazioni: nello scorso podcast avevo citato Chora media con la disciplina di Penelope, ma Chora e molti altri producono in realtà anche per Spotify.
Ad esempio, Piano P, che è una delle prime società italiane di podcasting, collabora stabilmente sia con Storytel che col Corriere.
L’altro tipo di comportamenti, che è contiguo rispetto all’ambiguità tra editore e casa di produzione, riguarda l’approccio stesso ai contenuti. Si tratta di contenuti che, come anticipato, vanno bene sia come contenuti podcast sia come contenuti per libri e moltissime sono le sinergie con case editrici.
Il caso più eclatante è quello di Storie Libere. Mi interessa particolarmente adesso concentrarmi proprio su questo aspetto, che è più strettamente legato al contenuto.
Vediamo meglio quello che sta facendo Chora Media: nei suoi contenuti di punta (quindi nella sua produzione) viene richiesta la consulenza dello sceneggiatore Stefano Bises, uno degli sceneggiatori più importanti in Italia per ciò che concerne la serialità e Sky. È l’autore di Gomorra e lo sceneggiatore di Django.
Ciò significa che l’idea è proprio quella di costruire comportamenti sempre più sinergici e sempre più legati alla logica del franchise
Cos’è la logica del franchise? Per fare un esempio, The Avengers è una saga narrativa che si estende al di fuori del proprio contesto: degli Avengers non abbiamo solo le storie, sia il film che in serialità, abbiamo magliette, prodotti di vario genere, parchi di divertimento a tema ecc.
Questo approccio mi interessa particolarmente perché questa logica del franchise sembra proprio essere quella con cui vengono concepiti i contenuti editoriali: quest’ultimi vengono già concepiti probabilmente a monte per essere estesi al di fuori della propria caratteristica primaria di comunicazione.
Di conseguenza, un prodotto audio viene già ragionato per essere applicabile come libro o anche per diventare una serie. Ci sono moltissimi casi di podcast che sono diventati serie televisive. Addirittura, i podcast stessi sono proprio dei test per le serie televisive.
Quindi, che cosa posso concludere rispetto a questa mia riflessione? Che ormai sempre di più i contenuti non vanno ragionati in maniera stretta. L’idea è creare dei contenuti che siano poi facilmente riproducibili anche secondo altre pratiche della comunicazione.
Questo fatto, probabilmente, è una conseguenza del perché risentiamo molto da un punto di vista pragmatico della logica della disseminazione: un contenuto deve essere deve nascere non più per stare in un posto preciso, come un tempo una pubblicità stava in televisione, ma per essere sparso il più possibile in qualsiasi contesto.
Con questo chiudo questa mia miniserie all’interno della riflessione sulle nuove modalità di comportamento degli editori della comunicazione.
Clicca qui per ascoltare il podcast
Clicca qui per ascoltare tutte le opinioni di Anna Giunchi
Contatti annagiunchi.sgush.cards
Fruibile anche in Podcast.B-farm.it nei Social.B-farm.it oppure ricevendolo tramite Whatsapp o newsletter richiamando Iscrivi.B-farm.it