Bentornato nella rubrica rimozione CO2 obiettivo NET zero e oltre.
Ma cosa intendiamo con rimuovere la CO2? In contributo analizziamo insieme le NET, ovvero le tecnologie a emissioni negative, anche se il focus sarà sulla mia preferita, e come queste ci aiuteranno a risolvere le emissioni passate, ridurre quelle future e raggiungere gli obiettivi di sostenibilità previsti per il 2050.
Sono molti gli approcci per la rimozione dell’anidride carbonica sia naturali che artificiali. Anticipo che entrambe le categorie sono necessarie: la natura da sola non basta.
Da una parte abbiamo a disposizione alberi, rocce ed ecosistemi marini. Si tratta di metodi efficaci e duraturi, ma difficilmente spendibili e sappiamo pochissimo sugli effetti di un loro sfruttamento massiccio.
I progetti innovativi più interessanti sono la rimozione dell’emissione alla fonte industriale e quella direttamente dall’aria.
A distinguere gli approcci sono la tecnologia utilizzata, come avvengono gestione e sequestro della CO2 e i costi, sia economici che in termini di risorse.
La sostenibilità di qualsiasi progetto passa da due fattori essenziali:
– la rimozione deve essere il più possibile permanente (sì, purtroppo la CO2 non verrà eliminata completamente, ma possiamo andarci vicino); in genere si richiede che questo periodo vari tra i 25 e i 100 anni, mentre usando la CO2 come risorsa, la si può introdurre in un ciclo chiuso di rimozione, riutilizzo e re-immissione
– la scalabilità del progetto: per gli incredibili obiettivi del settore c’è infatti la necessità di aumentarne enormemente l’impatto, ma di farlo in equilibrio con i costi e le risorse utilizzate nel processo (energia, suolo, infrastrutture )
Passiamo alla parte pratica. Il metodo più impressionante è sicuramente il metodo Direct Air Capture, ovvero la cattura della CO2 dall’aria tramite affascinanti strutture. Se non l’hai mai visto, dai un’occhiata allo sfondo del mio profilo https://opinions.b-farm.it/authors/1908/Andrea1SOMENZI o cerca su Google Immagini.
Queste strutture si trovano spesso in luoghi remoti, non per essere lontani dai centri abitati, ma per utilizzare energia rinnovabile geotermica.
Un esempio di questo tipo si trova in Islanda e l’obiettivo in futuro è di avere migliaia di strutture simili in tutto il mondo.
Come funziona in particolare? L’area è aspirata usando numerosi ventilatori sulla cui superficie un materiale filtrante assorbe solo la CO2 all’interno di un raccoglitore.
Quando il filtro è pieno il raccoglitore viene chiuso e un aumento di temperatura a 80/100 gradi la rilascia a un alto livello di concentrazione e purezza.
Il processo utilizzato per rimuovere l’emissione alla forte risulta simile, un mix di gas passa attraverso una serie di piastre elettrochimiche, che sfruttando l’elettricità assorbono e rilasciano solo la CO2.
Resta da decidere come utilizzarla. Alcune persone sono tanto fantasiose da credere che possiamo impiegarla nella manifattura per produrre scarpe e vestiti o addirittura bistecche, per produrre carburante alternativo per gli aerei, addirittura inserire la CO2nel cemento e ottenere un materiale più sostenibile.
L’idea è di agire in quei settori dove mancano innovazioni rilevanti come le costruzioni o l’aviazione.
Questi sono tutti esempi di ciclo chiuso. Se vogliamo depositare la CO2 in maniera definitiva, sono necessarie infrastrutture per il suo trasporto e quelle per il confinamento geologico, il più efficace sul lungo termine.
In breve, si intrappola l’anidride carbonica a una profondità tra gli 800 e i 2500 metri sfruttando la capacità di rocce e minerali e possiamo già farlo utilizzando le strutture di estrazione di petrolio e gas.
La DAC è la tecnologia più innovativa del settore, ma i costi sono i più alti di qualsiasi altro metodo. Perché utilizzarla quindi? Perché è l’approccio che consuma meno risorse e occupa meno terreno, che a scalare risulta fondamentale: non c’è abbastanza solo su cui piantare alberi sufficienti allo scopo.
Inoltre, è la migliore soluzione per un’imponente rimozione delle emissioni già presenti in atmosfera; step vitale per andare oltre la NET zero.
Per concludere, di cosa abbiamo bisogno per far crescere le NET? Le tecnologie dell’emissione chiamano grossi investimenti e una sempre maggiore attenzione del pubblico e in questo spero di dare anche solo un minimo contributo con il podcast. Mentre le soluzioni naturali richiedono di migliorarne la gestione e promuovere la salute degli ecosistemi, come ad esempio le nostre foreste, in modo da ottimizzare la naturale cattura di CO2.
Risolto l’aspetto tecnico ora ci aspettano argomenti sempre più appassionanti: dai dubbi sul settore ai colossali investimenti internazionali.
Ti aspetto al prossimo contributo
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