Buongiorno a tutti sono Agnese Scappini, psicologa del lavoro e dei contesti e Dottoressa in filosofia ed etica delle relazioni umane. Per questo mio nuovo contributo per Opinions.b-farm.it vorrei parlarvi di cosa sono le soft skills per poterne dare una definizione appropriata. Le soft skills sono un insieme di capacità emotive, relazionali e cognitive che permettono di affrontare in maniera ottimale ed efficace le richieste avanzate dell’ambiente sia esterno che interno. Questa appena citata è la definizione che più prediligo perché non menziona la convinzione che le soft skill siano innate. Io non credo in questo perché viene trasmessa la sensazione che alcuni ne siano naturali portatori mentre altri no, quando invece non è così. La realtà è che tutti noi possiamo sviluppare delle competenze sempre nuove, che non sono altro che le diverse modalità con cui riusciamo ad adattarci all’ambiente esterno ed interno.
Con ambiente esterno si intende l’ambiente come socialità, lavoro, ma anche come ambiente naturale. Per esempio, quando fuori il clima è freddo e decido di coprirmi ci stiamo proprio adattando. Le soft skills come metodo di adattamento rispetto all’ambiente interno invece sono tutte quelle competenze che ci permettono di calibrare i nostri bisogni e i nostri desideri. Viviamo cercando costantemente di calibrare rispetto a quello che viviamo tutti i giorni nel contesto interno ed esterno. Tuttavia ci troviamo in un’epoca di drastici cambiamenti che ci portano inevitabilmente a sviluppare nuove capacità sempre più fondamentali in un mondo in evoluzione e che nel virtuale trova un’enorme parte della propria realtà.
A questo proposito ho individuato cinque soft skills a mio avviso rilevanti al giorno d’oggi. In primis troviamo il computational thinking, cioè la capacità di trasformare la grande quantità di dati da cui siamo costantemente inondati in ragionamenti semplici ed astratti. Successivamente abbiamo la cross cultural competence ovvero la capacità di saper vivere in diversi contesti culturali, la cognitive load management che consiste nella capacità di filtrare la moltitudine di informazioni che riceviamo in modo da selezionare quelle più importanti. Il design mindset che permette di sviluppare nuovi compiti attraverso l’innovazione, trovare soluzioni altrettanto innovative e sperimentare, tutto ciò ponendo sempre al centro la persona. Infine troviamo la collaborazione virtuale, cioè la capacità di creare legami, creare sintonia ed engagement anche a distanza attraverso gli strumenti virtuali.
Ecco a voi le soft skills 4.0, spero che questo argomento vi abbia appassionato e sia stato uno stimolante punto di riflessione. Vi invito a cliccare sui link qui sotto per ascoltare il podcast dal quale è stato tratto questo articolo e tutte le mie opinioni, non dimenticatevi di condividere!
Un saluto e alla prossima.
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