Buongiorno a tutti, sono Anna Giunchi e questo é un altro contributo per Opinions.b-farm.it. Il tema di cui vorrei parlare oggi riguarda l’ambito della comunicazione aziendale ed é, sembra strano leggerlo, abbastanza banale. O meglio, dovrebbe essere ormai assodato ma in realtà nella pratica lo è molto meno.
Ci sono infatti alcune pratiche che ormai da almeno un decennio sono notoriamente controproducenti, ma vengono comunque utilizzate, seppur meno rispetto al passato, in una maniera massiccia anche da brand decisamente importanti. Per esempio l’utilizzo del banner come strumento comunicativo web, strumento sconsigliato perché attorno si sono sviluppati dei fenomeni di cosiddetta “banner blindness”, ovvero fenomeni per i quali gli utenti sanno già quali elementi sono estranei al contenuto di loro interesse e semplicemente li ignorano. Questo però nelle migliori ipotesi, nel senso che non di rado si crea un vero e proprio fenomeno di resistenza e di irritazione a questi strumenti di comunicazione proprio perché sono eccessivamente espliciti.
In generale si sta sempre di più assistendo ad una tendenza degli utenti ad essere sempre meno inclini a credere ai contenuti comunicativi creati dai brand che risultano essere troppo espliciti, cioè in cui l’aspetto dell’advertising è troppo evidente, e le ragioni sono molteplici. Innanzitutto dai primi anni duemila c’è stata una svolta verso un’epoca definita narrativa, questa ha portato a narrativizzare sempre più la realtà, costruendo dei contenuti molto più legati alla narrazione e meno alla comunicazione e alla pubblicità esplicita. Un’altra ragione è che semplicemente strumenti troppo estranei al contenuto di interesse dell’utente semplicemente non funzionano anzi infastidiscono. Ed è proprio per questo motivo che si prediligono tecniche di storytelling, native advertising e content marketing che si integrano all’interno delle esigenze e della vita degli utenti.
Ma allora perché assistiamo ancora ad una certa resistenza a strumenti più innovativi che molto spesso portano ad utilizzarli male o a non farlo proprio? Possiamo dire che molto é rimesso alle decisioni prese dai ruoli dirigenziali o dagli uffici Marketing dei vari brand, posizioni spesso occupate da persone appartenenti ad una generazione che ha ancora la tendenza a mantenere, perché sono poco aggiornate semplicemente per pigrizia, pratiche tradizionali o a non utilizzare correttamente quelle innovative.
Vorrei concludere dicendo che é fondamentale approfondire e aggiornare le pratiche comunicative perché ne va molto spesso della credibilità di un brand.
Questo è tutto per oggi, spero che questa opinione vi sia piaciuta. Io vi invito a cliccare sui link qui sotto per ascoltare il podcast dal quale è stato tratto questo articolo e tutte le mie opinioni. Non dimenticatevi di condividere!
Un saluto e alla prossima.
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