Martedì 18 aprile 2023 c’è stato a Pavia un dibattito presso l’università sulle tecnologie immersive dal titolo “Le tecnologie immersive producono empatia” e i temi posti in essere sono l’idea se possa veramente farci entrare nei panni, negli altri o se invece, contrariamente non abbia dei limiti ontologici nei confronti dell’alterità. C’erano due docenti a favore, due docenti contro rispetto a queste posizioni, a rispetto a queste tecnologie. Uno di quelli a favore, un mio docente della cattolica, ormai più di vent’anni orsono e partiamo da un presupposto, io sono assolutamente tra i cosiddetti apocalittici integrati. Io sono sicuramente un integrata, per cui come mio padre era, tendenzialmente io sono a favore di tutte le innovazioni tecnologiche.
Qual è il punto di questo dibattito che lì si sviluppa, ovviamente in maniera molto più interessante e è molto più profonda, io la traduco in maniera invece un po’ più pratica, un po’ più concreta. Bazzicando dominanti accademici ormai da un po’ e soprattutto considerando il sistema delle accademie d’arte, la tendenza in alcuni casi è quella di riempire, come dire, i magazzini di tecnologie proprio in senso stretto, cioè di comprare molte tecnologie, ad esempio molti visualizzatori per la realtà virtuale eccetera eccetera.
Come dire, nell’idea che questa cosa porti cultura, porti, trasformazione, porti, innovazione e la realtà. Una tecnologia da sola non fa niente. O meglio, una tecnologia da sola non è in grado di sostituirsi all’esperienza, non è in grado di far come dire, entrare in relazione con l’alterità. E nemmeno invece dall’altro lato, dall’altro canto di impedirla, di inibire le esperienze, eccetera eccetera. Quindi, come dire, nelle posizioni completamente a favore nelle posizioni completamente contro.
Possono però prescindere da un dato, cioè si crea veramente cultura della tecnologia. Quando però alla base c’è anche una cultura più generale, più legata al che cos’è l’esperienza? Al fatto che o si riempie di contenuto o questo tipo di tecnologia resta scatola vuota, esattamente come un televisore spento o come un televisore come i vecchi televisori che avevano lo schermo acceso sul nulla quando la televisione non andava
Quindi il punto è, qual è o si crea una competenza che permetta di conoscere questa tecnologia e quindi di capire come riempirla sennò da sola non sostituirà mai l’esperienza, né in positivo né in negativo, semplicemente perché è una tecnologia. Resta una tecnologia, quindi forse prima di riempire i magazzini, magazzini di visualizzatori per realtà virtuale, è il caso un po di conoscere il senso di queste tecnologie e poi di capire una cosa fondamentale che vanno riempite.
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