Secondo il rapporto mondiale Alzheimer 2021 sono circa 55 milioni le persone affette da demenza, e questo dato è destinato ad aumentare sempre di più. Purtroppo, nonostante i progressi fatti dalla ricerca, non esiste ancora una terapia farmacologica specifica in grado di fermarne l’evoluzione. Tuttavia si stanno moltiplicando sempre più gli studi secondo cui il declino cognitivo potrebbe essere rallentato affiancando degli interventi neuropsicologici alle terapie farmacologiche. Ad oggi esisto tre interventi di questo tipo, definiti neurocognitivi, e questi sono: stimolazione cognitiva, training cognitivo e riabilitazione cognitiva. Attualmente questi avvengono con il supporto di specialisti che aiutano i pazienti a sviluppare il proprio senso cognitivo, ma allo stesso tempo stiamo assistendo all’evoluzione di studi volti a creare, con il supporto dell’intelligenza artificiale, degli strumenti in grado di dare un aiuto concreto ai soggetti affetti da questo tipo di malattia. Ma come può avvenire tutto ciò? Si sta portando a termine la progettazione di una bambola che consentirebbe di svolgere degli esercizi specifici implementando anche un’interazione tra i pazienti affetti da Alzheimer e l’assistente vocale. In questo modo sarà possibile svolgere tutte le attività pensate da professionisti specializzati che hanno l’obiettivo di offrire una soluzione alternativa alla cura, riuscendo così a donare a tutti i pazienti una miglior qualità della vita, tenendo sotto controllo i problemi comportamentali. Senza considerare la riduzione dello stress per coloro che assistono totalmente il malato e il minor utilizzo di farmaci aggiuntivi.
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